Forse uno dei primi versi di Sebastiano è stato quello dei pesci. E ovviamente nonni, zii e amici non facevano altro che chiedergli: <Come fa il pesce?> e lui muoveva quella boccuccia a comando, quasi come su un palcoscenico.
Ecco, forse è da lì che è nato il suo amore per i pesci. Quindi cercando di fargli capire che le creature pinnate non vivono solo al lago e nemmeno in tutte le pozzanghere dove si e no hanno un dito di acqua, abbiamo deciso di portarlo all’Acquario di Genova.
Che dire. Forse è piaciuto più a noi grandi che a lui.
Entri e sei subito sconvolta dalla maestosità dell’ingresso: un intero mondo marino è lì, davanti a te, maestoso, lento, impegnato in una danza che attutisce i suoni.
Lo spettacolo più grande? Il suo musino incredulo.
Il percorso prosegue tra squali, pinguini, pesci pagliaccio e anche zone umide che ospitano farfalle di ogni tipo. Per un bambino credo sia davvero qualcosa di unico potersi immergere nella Natura così., in libertà. E per un genitore è davvero confortante sapere che è un luogo sicuro, dove si preservano le specie, dove si fanno battesimi per i piccoli che nascono e che l’ora del lancio delle alici è un evento, che fa ancora aprire le bocche per lo stupore a tutti.
Questa volta ho scoperto un nuovo mondo, oltre all’Acquario, forse per bambini più grandi di Sebastiano: il Galata, il museo del mare. Più che a misura d’uomo, il Galata è a misura di nave. Questa caratteristica ha offerto ai curatori una straordinaria opportunità: ovvero quella di alternare alle opere originali- di dimensioni contenute – grandi ricostruzioni, in scala 1:1: una galea genovese del 600, un brigantino – goletta dell’800, la tuga di un piroscafo di inizio 900, una scialuppa di salvataggio da un naufragio a Capo Horn, i diversi ambienti della Genova ottocentesca con i suoi vicoli, nonché le ricostruzioni ambientali che ricordano le differenti destinazioni degli emigranti italiani. La visita all’interno del Museo si svolge secondo un percorso che muove dal porto genovese del XV secolo per giungere all’età contemporanea, seguendo quattro età della marineria: l’età del remo, vissuta sulle galee e nell’ antico arsenale, l’età della vela, dominata dai vascelli e dai successivi clipper, l’età del vapore, che segna la nascita e affermazione dei piroscafi e l’età delle grandi migrazioni italiane in transatlantico ma anche straniere su imbarcazioni di fortuna.
Sono rimasta davvero affascinata da come il popolo italiano abbia una storia che si intreccia con navi, vascelli, scialuppe e onde. Sì, forse per tanti può essere scontato, ma per me che sono una milanese e che non vivo al mare, non è proprio così.
Spesso mi dimentico che i nostri famosi predecessori sono stati abili esploratori, conquistatori, naviganti.
E forse la nomea “italiani, popolo di naviganti e sognatori” non è un epiteto dato a caso. Noi siamo davvero così, naviganti e sognatori, e io a 35 anni, sogno ancora davanti a una vasca con mamma delfino che si prende cura del suo piccolo, in una danza celestiale.