Pensate di arrivare in un borgo dove tutto è all’insegna dello slow living. Di prendere il treno e di arrivare in un punto affacciato sul mare dove non passano le macchine, come sottofondo esiste solo il rumore del mare e il riso dei bambini che giocano ieri nelle strade, senza pericoli. Provate ora a isolare le sensazioni: libertà, lentezza, autenticità e serenità. Poi, uno sguardo attento vi farà anche notare che c’è una dimensione futura con la migliore accezione che questa parola può avere. Tradotto: un livello massimo di ecosostenibilità ed ingegneria. Sono tornata a Portopiccolo ed è stato un po’ come ritornare a casa, sia per me che per Sebastiano.
Ritornare in uno degli appartamenti vista mare a Portopiccolo ha subito innescato un ciclo virtuoso di felicità, mista e eccitazione, mista a voglia di non tornare mai a casa.
Un mare, quello fra i castelli di Duino e Miramare a poca distanza da Trieste, che diventa la scenografia delle giornate di chi passa a Portopiccolo un giorno come una stagione. La sensazione è incredibile: relax e silenzio interrotto solo dalle risate dei bambini e dalle corse a crepapelle per giocare a nascondino.
La giornata inizia così: colazione in piazzetta con amici, in un clima d’altri tempi: “Mamma scendo a chiamare Antonio!” e in autonomia si corre a perdifiato nella vietta, senza pericoli a chiamare l’amico del cuore, perché si sà, durante le vacanze gli amici diventano sempre pezzi di anima. Poi via, direzione scuola di Vela, presso la sede di Asd FairPlay, un’ottima organizzazione, con personale altamente specializzato capace di gestire bambini alle prime armi dai 6 anni in su. Sono sincera, raramente ho visto istruttori così attenti a voler insegnare non solo la tecnica, ma anche i valori del mare, senza sconti a nessuno.
Le mamme a quel punto sono libere di godersi il territorio e una città come Trieste, intrisa di caffè e di storia di confine. E qui si scopre che è proprio vero che “Trieste ha una scontrosa grazia”, come scriveva Umberto Saba: splendida città dall’architettura mitteleuropea, patria di grandi scrittori e intellettuali, lontana dal turismo di massa e frequentata principalmente da intenditori.
La città fa il verso al passato, ma non smette di innovare e di essere centro di mostre di design innovative.
La Trieste del passato però è a portata di mano nei caffè storici più noti della città. Tra il Caffè degli Specchi, affacciato su piazza Unità d’Italia, il Caffè Tommaseo, in pieno stile viennese, il Caffè Stella Polare, il preferito da Joyce, e l’Antico Caffè San Marco, ancora oggi luogo d’incontro di artisti e intellettuali, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Piccola legenda per non sbagliare l’ordinazione: il “nero” è l’espresso, il “capo” equivale al macchiato e se è “in b” vuol dire che lo si preferisce nel vetro.
Anche il versante gastronomico offre alcuni indirizzi da provare. Il più noto è l’Harry’s Grill, fondato nel 1972 da Arrigo Cipriani. Ambiente spartano invece da Pepi Sciavo, dove si può gustare il miglior bollito della città , mentre da Siora Rosa si trovano i piatti tipici triestini, come la jota o gli gnocchi di pane. SaluMare è ottimo per un aperitivo a base di vino bianco, da accompagnare alle tartine di pesce, tartara, carpaccio o paté. Per una cena ad orari più tardi, il Cafè Rossetti, all’interno dell’omonimo teatro, propone una cucina creativa e grande attenzione alla presentazione.
Portopiccolo cara, ho voglia di vederti d’inverno, addobbata a festa per il Natale, ma anche avvolta da quella bora di cui tutti mi hanno sempre parlato. Ci rivediamo a dicembre!