Ci sono profumi che ti riportano indietro nel tempo senza nemmeno il tempo di pensare.
Capita anche a voi?
Io potrei fare la regista dei miei pensieri e ricostruire perfettamente ogni scena: il rumore della lavatrice, il “clack” dell’apertura dell’oblò, il tintinnio degli anelli di mia nonna che scavavano dentro al cestello, quasi per trovare un tesoro, il catino color verde acqua stracolmo di panni, i suoi passi sulle scale di sasso e la cerimonia per stendere sul balcone.
Proprio lì, in quel momento, il profumo si faceva così avvolgente da spingere tutte le bambine di casa ad affondare le mani nel bianco umido e ad aspettare il fatidico momento delle lenzuola.
Eh si, voi non lo facevate?
Giocare sotto alle lenzuola bianche pulite, far finta di essere su scialuppe in mari in tempesta, principesse delle nevi con abiti lunghissimi, fare il gioco delle due mollette, stere sotto al balcone e sentire sul viso l’umido del cotone bianco.
Sarà suggestione, ma io quel profumo di Marsiglia così intenso non lo sento da un po’. Sarà che anche l’olfatto va a pari passo con la mente e con un fiume di ricordi e pensieri.
Ora che Sebastiano scorrazza per casa, il momento del bucato è diventato un gioco e anche lui, come tutti i bambini amava soffermarsi davanti all’oblò a guardare quel movimento ipnotico. A volte lo sento che si inventa storie, nel silenzio della lavanderia, con pesci tra le mani, credo immagini di essere nell’abisso di qualche oceano cavalcando cavallucci marini.
Ma il momento migliore è, anche per lui, quando i panni asciutti escono dall’asciugatrice e cerca in tutti i modi di accaparrarsi le lenzuola per tuffarci il naso.
Sarà un’abitudine di famiglia?
No, non credo.
Sarà solo il profumo della semplicità.
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Testi: Federica Visconti
Foto: Federica Visconti
