Se solo 4 anni fa mi avessero chiesto se ammassi di più il mare o la montagna, non avrei avuto dubbi. Avrei risposto senza esitare, a gran voce, il mare.
Da quando c’è Sebastiano e Happy e da quando sto con un uomo nato sulle montagne lo scenario è cambiato. Sicuramente avere di fianco una persona che sa andare in montagna, sa leggere i sentieri e adora dormire nei rifugi ad alta quota cambia sicuramente le carte in tavola.
Amiamo le domeniche di nebbia, fredde, dove si può stare in baita, davanti al camino acceso con la coperta di cachemere ben tirata fino sul naso. Sto riscoprendo il mio animo selvatico ultimamente, forse non è più il tempo di aperitivi nella cerchia dei bastioni, ma è tempo per maglioni pesanti e zuppe cucinate a fuoco lento. Noi la mattina usciamo nel bosco e raccogliamo pigne e ghiande come se fossero dei piccoli tesori, li mettiamo in un cesto e li portiamo a casa, dove ad aspettarci c’è sempre la nonna con qualcosa di pronto in forno: una torta alla cannella o una sformato ai funghi. Ci vizia, e noi ci lasciamo viziare.
E poi ci sono le cene, quelle con gli amici, dove il cibo diventa un pretesto per stare vicini ed avere meno freddo. Dove le confidenze diventano sussurrate davanti al fuoco e il vino rosso ristora le anime.
E poi ci sono i bambini, quelli che si stupiscono vedendo il primo fiocco di neve, quelli che non camminano, ma corrono lungo i sentieri, quelli che si lasciano trasportare dalla fantasia e che immaginano un tronco come una spada magica o come una bacchetta di uno stregone. Ed è lì che io voglio ricordarmi com’ero: piena di speranze e fiduciosa nel genere umano sopra ogni cosa, capace di un’immaginazione alimentata dall’ozio prezioso che ogni bambino deve avere, ricca di sogni e si stimoli come mai. E forse guardandoli e giocando con loro, per osmosi, passa un po’ quella quotidianità di cui si diventa schiavi e si ricomincia a vivere di slancio, senza pensare al domani, senza pensare ai to do, senza pensare alle cose da fare.
Si gioca, e si ricomincia a vivere.
Per le serate in montagna scelgo sempre per Sebastiano vestiti belli caldi e pesanti. Adoro vestirlo con pantaloni di una grammatura importante e maglioni pesanti, magari con grandi trecce. Sotto immancabili le camice a quadri, confortevoli e adatte alle basse temperature. Passare la mano su tessuti così morbidi è un invito alle coccole, quasi come se la carezzevolità delle fibre si unisse in modo armonico alla voglia di grattini del mio bambino.
Il più delle volte quando usciamo e c’è la neve gli metto anche delle calzamaglia pesanti.
Immancabili berretto, sciarpa e guanti, che puntualmente toglie appena varcata la soglia di casa. Con lo scaldacollo sono riuscita a trovare un piccolo escamotage, non è scomodo e ingombrante come la sciarpa, ma gli tiene caldo e soprattutto non lo toglie!
Mi piace vestirlo da piccolo ometto, con linee classiche ed eleganti, che molto spesso riesco ad abbinare anche ai vestiti del suo papà. Per questo per Sebastiano amo le camice, sono così pratiche e i modelli che scelgo sono davvero versatili, vanno bene sia in città che nel weekend grazie al taglio elegante, ma pratico.
Comunque lui e il suo papà riescono sempre a strapparmi un sorriso. Vederli insieme, vestiti in modo simile, mi fa scoppiare il cuore di gioia: loro sono ciò che di più caro al mondo ho. Loro, le nostre montagne, le nostre serate dai suoni attutiti in baita. Ho tutto. Non mi serve altro.
Potete trovare l’intero outfit di Sebastiano sul sito di Brums.