E poi ci sono le giornate come queste, dove non hai appuntamenti, ma “solo” tantissimi progetti da sviluppare al computer. Cerchi di trovare il lato positivo, ti siedi in terrazza con una tazza di tè bollente avvolta dal plaid rubato in salotto. Pensi a tutti i cambiamenti, stravolgimenti, inversioni di rotta che si sono delineate in queste manciate di mesi e dici “Wow, ce l’ho fatta”. Si, ce l’ho fatta, perché tutto si supera, si superano anche i disegni che si custodivano gelosamente in testa e che ti tranquillizzavano per un futuro delineato.
E oggi sono felice, più felice di quanto lo sia mai stata.
Oggi si scrivono nuove pagine, con inchiostri diversi e con colori diversi, i protagonisti sono cambiati e forse il fiato è meno corto. Finalmente. Sì, perché dopo una vita passata a correre e a rincorrersi, ci vogliono anche periodi in cui tutto sembra trovare un ordine e e una collocazione. E non ci si allena più per correre i 100 metri ad ostacoli, no. Ci si prepara per gare di podismo, maratone, lunghe camminate a passo deciso, ma senza affanno.
Vogliamo chiamarla maturità?
Chiamiamola così se vogliamo. Io forse preferisco chiamarla consapevolezza.
Consapevolezza di quello che sta intorno, di quello che si è in grado di fare e anche di non fare.
Consapevolezza di dove è collocata la bandiera con la scritta ARRIVO in bianco e nero.
Consapevolezza del tempo di allenamento, gara e defaticamento.
E quindi ci sono quelle mattine, in cui tutto sembra chiaro, quelle mattine illuminanti, abbagliate di luce come solo il sole di questi giorni riesce a dare. E ti siedi, davanti al tuo pc e inizi a scrivere, pensare, ideare.
Hai tempi ben precisi, il bighellonare nel web non è più consentito, nel pomeriggio hai una delle riunioni più importanti della settimana: andare al parco con Sebastiano e fare merenda con lui con la torta ai mirtilli che abbiamo fatto ieri sera.
Le prospettive cambiano, i lavori cambiano, le persone cambiano, e se qualche settimana fa il cambiamento mi faceva una paura pazzesca, oggi sono serena, felice di poter scrivere, cancellare, riscrivere, ricancellare.
La vita di ognuno è nelle proprie mani, basta solo esserne consapevoli, prenderla per mano, accudirla e, come diceva qualcuno, “farne un capolavoro”.
Qui ci si prova, ogni giorno.
Torta ai mirtilli vegana
Ingredienti per la pasta frolla
250 g di farina bianca
250 g di farina di kamut/bianca
250 g di zucchero di canna
130g di acqua
70 g di olio di mais
70 g di olio extravergine d’oliva
12 g di lievito per dolci
1 pizzico di semini di vaniglia
Procedimento
Mettete lo zucchero in una ciotola con l’acqua e mescola bene.
Aggiungete poi l’olio, l’interno di un pezzetto di bacca di vaniglia e mescolate con l’impastatore o una forchetta.
Unite il lievito e, poco alla volta e sempre lavorando l’impasto, le due farine, fino ad ottenere il panetto di frolla.
Stendetelo (in modo che si indurisca prima) e avvolgetelo nella pellicola trasparente.
Lasciate riposare almeno un paio d’ore in frigorifero.
Cuocete a 170°C per circa 30 minuti, mettendo sulla superficie una manciata di ceci per non farla alzare.
Ingredienti per la crema
400 ml di latte di soia (o di riso, di avena, di noci o nocciole)
60 gr di zucchero di canna bianco
25 gr di farina 00
scorza di 1/2 limone biologico
1 pizzico di polvere di alga agar-agar (nelle erboristerie)
Procedimento
In una pentola alta e stretta mettete lo zucchero e la farina setacciata e a fuoco lento aggiungete lentamente il latte poco alla volta, mescolando bene per eliminare i grumi, poi la polvere di agar-agar, quindi la scorza di limone. Quando si è raggiunta l’ebollizione continuate a far cuocere ancora per 5 minuti, abbassando al minimo la fiamma e continuando a mescolare. Togliete dal fuoco e lasciate riposare per circa 15 minuti, quindi eliminate la scorza di limone.
Una volta raffreddata la frolla stendete la crema, anch’essa raffreddata sul disco e guarnite con i mirtilli.
Buona merenda!